Umberto Eco sul Guardian: «I nostri figli non sanno più scrivere a mano»
La scrittura insegna a controllare le nostre dita e incoraggia la coordinazione occhio-mano.
La scrittura insegna a controllare le nostre dita e incoraggia la coordinazione occhio-mano.
ROMA (21 settembre) - Dalle pagine del quotidiano britannico The Guardian il semiologo Umberto Eco lancia un allarme: «I bambini, e non solo loro, non sanno più scrivere a mano». Nell'articolo pubblicato oggi, il professore, saggista e scrittore di Alessandria si dice «preoccupato per quel 50 per cento di ragazzi italiani che hanno problemi con la grafia, oltre che con gli errori di ortografia». Una fenomeno che per Eco sarebbe iniziato ben prima dell'avvento del computer e del cellulare: «La crisi è cominciata con l'avvento della penna a sfera: la gente non aveva più interesse a scrivere in quanto, con questo prodotto, la scrittura non ha anima, stile e personalità». «La mia generazione - prosegue l'autore di romanzi di successo internazionale come "Il nome della Rosa" e "Il pendolo di Foucault" - ha imparato a scrivere a forza di ricopiare in bella grafia le lettere dell'alfabeto. Può sembrare un esercizio ottuso e repressivo, ma ci ha insegnato a tenere i polsi fermi sulle nostre scrivanie, sui nostri computer portatali». Ma perchè rimpiangere la buona scrittura nell'epoca delle tastiere che incoraggiano il pensiero rapido? «Perchè - risponde Eco - l'arte della scrittura insegna a controllare le nostre dita e incoraggia la coordinazione occhio-mano. Le persone non viaggiano più a cavallo, ma molti vanno a scuola di equitazione. Esistono strade e ferrovie, ma le persone si godono a piedi i valichi alpini. Sarebbe una buona cosa se i genitori iscrivessero i propri figli a scuole di calligrafia per partecipare a gare e tornei».
Da Il Messaggero online.
2 comments:
In effetti non ci avevo mai pensato,anch'io scrivo a mano sempre più raramente ,ormai il monitor e la tastiera hanno sostituito carta e penna !!
Parole sagge! Anche io vedi, per scrivere una sorta di diario di ciò che si fa in famiglia,che potesse rimanere a Sofia, magari rileggendolo insieme fra qualche anno, cosa ho fatto? un blog. Bah!!!
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